IL CYBERBULLISMO
Troppo spesso noi docenti veniamo a conoscenza di episodi che vengono vissuti all’interno di una classe oppure tra gruppi di alunni di diverse classi e che possiamo classificare come cyberbullismo; a seconda dei soggetti che danno la loro versione dell’accaduto, sembra di trovarsi di fronte ad uno scherzo innocente o ad una tragedia insormontabile e le sfumature sono spesso impenetrabili.
Vediamo perlomeno di fare chiarezza su cosa fare quando si ritiene di essere vittima di cyberbulli e su quanto prevede la norma.
http://www.stopbulli.it/cyberbullismo-quando-diventa-reato/
Cos’è il cyberbullismo
Il cyberbullismo è un mostro dai mille volti capace di stritolare e distruggere le sue prede in modo più cattivo e vigliacco rispetto al bullismo “tradizionale”.
Ragazzi che scattano foto al compagno di classe preso di mira e se le scambiano ridacchiando su Whatsapp, utilizzando chat di gruppo in cui ovviamente la vittima non è invitata a partecipare; magari facendo fotomontaggi e ritocchi di dubbio gusto, che però i “capibanda” trovano divertenti e che tutti gli altri sono costretti ad approvare. Pagine Facebook create appositamente per offendere e per umiliare una persona; persona con l’unica colpa di sentirsi debole e di non riuscire a reagire alle angherie dei suoi cyberbulli. Queste e altre scene, purtroppo, sono diventate molto frequenti nella vita di tutti i giorni, non solo tra i banchi di scuola.
Le conseguenze del cyberbullismo
Le conseguenze sono simili a quelle causate dal bullismo “tradizionale”, con la differenza che il primo è più pervasivo, in quanto può contare sull’assenza di barriere geografiche e fisiche, nonché sull’anonimato. Le conseguenze psicologiche che si riscontrano nelle vittime spaziano dalla paura al rifiuto di andare a scuola o di fare sport, all’ansia sociale, fino a gesti estremi.
Cosa fare per difendersi dai cyberbulli
Non dovete aspettare, parlatene con amici fidati, con i genitori, con gli insegnanti, allo sportello psicologico della scuola.
Nel caso di reati commessi attraverso l’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione, ci si deve rivolgere alla Polizia Postale. Lo si può fare a partire dal sito istituzionale o presso le sedi territoriali. A seguito di segnalazione o denuncia, la Polizia Postale interviene riuscendo, nella maggior parte dei casi, a risalire al dispositivo dal quale il reato è stato commesso, e di conseguenza identificandone l’autore.
Il cyber bullismo è un reato?
Il bullismo e il cyberbullismo possono configurare fattispecie perseguibili penalmente. In particolare, possono configurare il reato di Diffamazione, perseguibile ai sensi dell’art. 595 c.p, nonché il reato classificato come “Atti persecutori” ex art. 612 bis c.p. Quest’ultima fattispecie, nota anche come stalking, punisce chi, in maniera reiterata, minaccia o molesta qualcuno, causandogli un grave e perdurante stato di ansia o di paura. Le pene sono molto severe e si può arrivare anche a cinque anni di reclusione. Se il colpevole è un minorenne, bisogna distinguere: per chi ha meno di 14 anni esiste una impunità totale ex lege, cioè non si è perseguibili; per chi ha più di 14 anni, invece, le pene sono ridotte. Naturalmente si è anche responsabili civilmente rispetto al risarcimento del danno causato alla vittima. In un caso, un giudice di Milano ha condannato i genitori di due quindicenni a risarcire con una somma record di 50.000 euro la giovane vittima di bullismo.
Ricordiamo che ogni anno l’Associazione Vita Sicura viene chiamata a scuola per rincontrare varie classi e discutere sul tema del bullismo, del cyber bullismo e dei pericoli di internet.
Anche la Polizia Postale ha fatto alcuni interventi mirati sullo stesso tema.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare i seguenti link:
http://questure.poliziadistato.it/statics/19/libretto-divulgativo-cyberbullismo.pdf?lang=it
https://www.youtube.com/watch?v=kXhZ1DZBW6g
I docenti del gruppo di lavoro del Progetto di
EDUCAZIONE ALLA SALUTE E AL BENESSERE